Emily Bader ed Edward Bluemel in una scena di My Lady Jane. Courtesy of Prime Video
Emily Bader ed Edward Bluemel in una scena di My Lady Jane. Courtesy of Prime Video

Un’impertinente voce narrante, una Storia alternativa e una regina che cambia per sempre la società e le sue regole nel Regno Unito, non è Bridgerton ma sicuramente è la risposta di Amazon Prime Video al grande successo Netflix: My Lady Jane.

Nuova serie britannica in 8 episodi (a cui probabilmente ne seguiranno altrettanti in una seconda stagione necessaria alla chiusura della trama), My Lade Jane è la storia di una giovane donna intelligente, colta e brillante che nel 1553 non può che sentirsi in una trappola anacronistica. Costretta a sposare un uomo che non conosce pur di salvare sua madre e le sue sorelle dalla miseria. Costretta a ereditare la corona secondo le ultime volontà del caro cugino “defunto”, il re. Costretta, insomma, a vivere una vita dettata dagli uomini nonostante la sua forte indole indipendente.

L’idea vincente della serie, ispirata all’omonimo romanzo di Jodi Meadows, è proprio la sensibilità contemporanea di Jane in netto contrasto con il “period drama” raccontato.

Di cosa parla My Lade Jane

My Lady Jane è quella che si definisce una ucronia, una Storia alternativa a partire da fatti realmente accaduti. Lady Jane Grey, infatti, è esistita ed è stata regina dii Inghilterra e Irlanda per 9 giorni, dal 10 al 19 luglio 1553, prima di essere decapitata da Maria I, figlia di Enrico VIII e detta “la sanguinaria”. Sì, proprio la sorellastra di Elisabetta I Tudor.

Nonostante i libri l’abbiano quasi dimenticata, è stata Lady Jane la prima donna in assoluto a indossare la corona inglese, così la serie (dopo il libro) prova a immaginare un universo parallelo in cui la protagonista sfugge al destino già noto. My Lady Jane è quindi una serie “storica”? Niente affatto.

Una scena di re Edward in My Lady Jane
Una scena di re Edward in My Lady Jane

Nella scia ormai inarrestabile del booktok e del romantasy (romance + fantasy), My Lady Jane risucchia l’attenzione del pubblico soprattutto grazie alla storia d’amore “enemies to lovers” fra Jane (Emily Bader) e Guildford (Edward Bluemel, già visto in Sex Education), con un tocco fantasy che – se, fra tutti, avete mai letto Phillip Pullman – vi farà tornare in mente almeno i daimon di Queste oscure materie. O tutt’altro, come Shrek e Fiona. Ma basta spoiler.

Jane e Guildford, enemies to lovers

Prima o poi finiremo di stupirci del perché, da Elizabeth Bennet e Mr Darcy in poi, le storie delle coppie che prima si odiano e poi si amano sono così accattivanti. In ogni tempo, in ogni contesto. Forse uno dei motivi per cui accade lo spiega già la divertente voce narrante di questa serie: “L’amore a prima vista non esiste, la lussuria a prima vista sì, eccome!”. Un’attrazione immediata che ha poi bisogno di compromessi, scelte e razionalizzazioni fra persone solo in apparenza molto diverse.

È lo schema più banale di tutti, eppure quello che ancora funziona ogni volta: due personaggi come due magneti. Si percepisce la forza che li avvicina uno all’altra, ma la distanza iniziale che i due scelgono di mantenere agisce come forza contraria, allontanandoli per un po’. Quella repulsione è breve ma necessaria, serve a trovare un equilibrio e a costruire un desiderio crescente, un climax narrativo a tutti gli effetti.

E in My Lady Jane riesce molto bene, fino all’ultimo episodio.

Una scena di My Lady Jane
Una scena di My Lady Jane

Veritiani vs Etiani: cosa significa la guerra civile in My Lady Jane

La storia d’amore, tuttavia, non è l’unica linea del racconto. Stratificata e aperta a diverse interpretazioni, c’è anche una particolare guerra civile al centro di tutto il dramma della serie. In questa Inghilterra alternativa del 1553 esistono infatti i Veritiani e gli Etiani. I primi si definiscono i veri cittadini, i purosangue, i secondi sono dei mutanti. Scoprono di esserlo nel corso della loro vita, in seguito a emozioni particolarmente forti. Non possono scegliere la loro forma, ma possono scegliere quando e se trasformarsi.

È una metafora per rappresentare inglesi e irlandesi? O forse una ricostruzione fantasy dell’apartheid e della segregazione razziale? Le leggi sulla “separazione” che Jane vuole eliminare in quanto regina sembrano parlare proprio di questo. Oppure no. Sono forse le identità queer quelle oggetto della discriminazione delle leggi della corona e della guerra stessa? Gli indizi in proposito sono tanti. A partire da un profondo discorso di accettazione (prima di tutto personale, oltre che sociale) dell’identità etiana.

Una risposta precisa non c’è, anche perché deve e vuole restare un argomento vago. Vago ma politico, ed è questo che lo rende interessante.

Perché tutti guardano My Lady Jane, in breve

Otto episodi da cinquanta minuti che si divorano senza pausa, My Lady Jane è un universo parallelo fatto di desiderio e amore, potere e ambizione, dramma e comicità. Trainato da un’eroina intelligente e moderna, che già vale tutto l’hype per questa serie.

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