Presentato al concorso cinematografico annuale Cinema e Ambiente di Avezzano, nella sezione Il respiro della Terra, Tomica e le vie segrete della Sibilla, il documentario di Andrea Frengulli, racconta la storia alpinistica dei Monti Sibillini, un luogo fatato ricco di meraviglie geografiche e storiche come ne è piena l’Italia.
Dalla roccia alla leggenda
I Sibillini sono stati dei monti “di serie B” per molto tempo: montagne impiegate dagli alpinisti come mere preparazioni per le Dolomiti e il Monte Bianco, le vere cime da sfidare. Eppure attraverso i viaggi alpinistici di Gabriele e del gruppo Tomica scopriamo le storie dei grandi uomini che hanno portato i Monti Sibillini ad essere un luogo rinomato come meta alpinistica. Si svela piano piano una ricca collezione di pubblicazioni del settore che hanno come tema questi monti, le loro peculiarità geologiche, le loro biodiversità, e che hanno onorato questa zona montuosa troppo spesso dimenticata. Numerose cime come il Monte Vettore e il Monte Bove diventano così mitologie da sviscerare a livello materico, da conquistare e definire a livello umano e alpinistico.
E poi dietro le montagne c’è la storia e le leggende dei monti sibillini: storie di streghe, di monaci, di cavalieri erranti, antiche quanto i nomi dei laghi, dei fiumi e dei monti stessi.
Dalla leggenda alla letteratura
Si chiamano Sibillini perché si credeva che la Sibilla Cumana non fosse morta ma si fosse trasferita nel centro Italia, sugli Appenini. È la tappa dell’eroe omonimo dell’opera del 1410 di Andrea da Barberino, Il Guerrin Meschino. 10 anni dopo, e stavolta non nella letteratura ma nel mondo reale, il cavaliere francese Antoine de la Sale visitò la zona e si recò personalmente sul Monte Sibilla per investigare sulle leggende che si narravano su quei luoghi.
Documentò questo viaggio in bilico tra cronaca e fiaba in un’opera diaristica, Il Regno della Regina Sibilla, dove raccolse testimonianze e fonti locali, prima di attraversare la grotta che dava l’accesso al regno fatato della Sibilla, confrontarsi con prove di vario tipo che sondano la virtù cavalleresca dell’ardito avventuriero, ed essere ammesso al cospetto della Sibilla e della sua ì corte reale. Da bravo cristiano, Antoine de la Sale giudicò il regno come un luogo pagano di lussuria e perdizione, ma ci ha consegnato quest’opera meravigliosa che spalanca sui Monti Sibillini una vertigine leggendaria e letteraria che pochi posti naturali possono vantare.
Capelli rossi e tetti verdi: commento personale
Avendo una casa sui Monti Sibillini, mi accompagnano da molto tempo, sin dall’infanzia. Da essere i banali monti pieni di folklore e loschi paesani, sono diventati oggetto di vivo interesse anche alla luce di scoperte di natura geografica e letteraria. Pensare che 600 anni fa i Sibillini erano un luogo chiacchierato in tutta Europa, un luogo mistico, popolato di fate pagane, un luogo da poema cavalleresco, di quelli meravigliosi e sterminati che come nell’Ariosto o nel Boiardo coprono e avvolgono il mondo di armi e amori cantati da poeti italiani, mi riempie la testa di stupore e il petto di orgoglio.
E così le montagne della mia minuscola e banale giovinezza sono diventate oggetto di fervido amore e interesse, di ricerche e sorprese, che anche grazie a questo documentario sono state raggiunte con grande piacere e curiosità. Un triste pensiero va a tutte quelle realtà urbanistiche, civili e sociali, che ancora risentono dei terremoti del Centro Italia del 2016 e del 2017: alcune di loro sono ancora in ginocchio, altre si sono rialzate, ma fortunatamente non basta un terremoto ad annullare la poesia di quei luoghi.
“I Sibillini escludono l’alpinismo competitivo e ti inducono all’alpinismo riflessivo, alla ricerca, all’avventura.”
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