Laggiù qualcuno mi ama. Mario Martone e Massimo Troisi @Fabrizio Di Giulio
Laggiù qualcuno mi ama. Mario Martone e Massimo Troisi @Fabrizio Di Giulio

Laggiù qualcuno mi ama è il documentario di Mario Martone su Massimo Troisi: presentato al Festival del Cinema di Berlino 2023, prodotto da Indiana in associazione con Vision Distribution e Medusa Film, rappresenta un omaggio delicato e rispettoso

Mario Martone, con la sua macchina da presa e la ricerca accurata dei dettagli, ci racconta esaustivamente tutto ciò che di più bello e commovente ha lasciato l’attore napoletano Massimo Troisi, fonte di grande ispirazione ancora oggi.

Guardando il documentario ci si imbatte in connessioni inesplorate che si concretizzano attraverso il dialogo con figure che hanno avuto a che fare con lui, da Anna Pavignano, compagna di lavoro e di vita, Ficarra e Picone, Francesco Piccolo, fino al regista premio Oscar Paolo Sorrentino, che sapientemente ricorda come Troisi non sia stato solo un eccezionale attore tout court, ma anche un grandissimo regista.

Il cinema della vita di Massimo Troisi

Martone mette insieme i ricordi, le immagini, i pensieri, traendone meraviglia. Descrive il cinema di Troisi come il cinema della vita, in cui quest’ultima corre e sfugge continuamente, incespicandosi nella dura incapacità dello stare al mondo, “Il cinema di Troisi era bello perché aveva la forma della vita”.

Il film è un viaggio che affonda le radici nella parabola artistica dell’attore, esibendo in particolar modo il suo modo di relazionarsi con la politica, con l’amore, che per lui era “esasperazione”, con le donne, con la vita e con la morte. L’indagine minuziosa del regista conduce ad un parallelismo intelligente e molto raffinato con la Nouvelle Vague, in particolare con l’Antoine Doinel di François Truffaut, il cui filo conduttore con le opere “troisiane” era la costante ricerca di verità esistenziale su cui si fonda la fragilità umana, assai conosciuta dall’autore partenopeo.

Mario Martone si fa Virgilio, in questo percorso a tappe, comparendo sullo schermo più volte ma senza mai rubare la scena alla passione e al talento di Troisi. Si parte dal principio, dai primi istanti di cabaret con La Smorfia, condivisi con Lello Arena ed Enzo Decaro, proseguendo temporalmente con gli esordi al cinema, tra riso e pianto, nostalgia e commozione, fino alla malattia. Una vita in continua alternanza tra la timidezza latente e l’ironia virtuosa.

Ci sono ovviamente i suoi film: Ricomincio da tre, Non ci resta che piangere, Pensavo fosse amore… invece era una calesse, fino al raggiungimento del capitolo finale Il postino, candidato agli Oscar. Tutti rimasti nella storia del cinema italiano per il loro tratto distintivo di semplicità, “normalità” e ingenua inadeguatezza, che aveva ripetutamente il sapore della vita.

La comicità lenta e tenera di Troisi

Laggiù qualcuno mi ama è quindi una lettera d’amore che accarezza con cura il ritratto di Massimo Troisi, restituendo la grandezza dell’uomo, ancor prima di quella dell’artista. Martone enfatizza gli aspetti che sembrano spesso irrilevanti, sfumature impercettibili, tipizzando una comicità “alla Troisi” lenta, calma, tenera e non istantanea, che ha determinato propriamente la genialità dell’autore.

E poi c’è Napoli, riconoscibile nel modus vivendi di Massimo Troisi ed evocata in uno dei momenti più emozionanti, quello con Pino Daniele. Un’immagine dell’artista nell’artista, del sublime nel sublime; un’esplosione di napoletanità ed italianità che si dilata mediante sprazzi malinconici e che racconta l’anima dei due uomini diventati eterni grazie alla loro arte.

Il postino, capitolo finale

Un omaggio, quello di Martone, che suona come una preghiera, per la quale non si può non rimanere qualche minuto in silenzio alla comparsa dei titoli di coda. C’è poco da aggiungere dinnanzi alla melodia della colonna sonora composta da Luis Bacalov, non resta che ascoltare, ricordare e commemorare Massimo Troisi, che fino a poche ore prima dell’”imprevisto beffardo e prematuro” (è così che voglio definirlo), era presente alla fine delle riprese de Il postino.

“Non farò Il postino con il cuore di un altro”, e così è stato.

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Annamaria Martinisi
Sono il risultato di un incastro perfetto tra la razionalità della Legge e la creatività del cinema e la letteratura. La mia seconda vita è iniziata dopo aver visto, per la prima volta, “Vertigo” di Hitchcock e dopo aver letto “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Mi nutro di conoscenza, tramite una costante curiosità verso qualunque cosa ed il miglior modo per condividerla con gli altri è la scrittura, l’unico strumento grazie al quale mi sento sempre nel posto giusto al momento giusto.