Che il mondo si giri a guardare – e ad ascoltare – quando passa Lucio Corsi. L’astroboy della Maremma è atterrato sui palchi di club e festival italiani per una caldissima e lunga estate di tour. Entrare nel suo palazzo di statue che si animano, api, lupi e alieni, treni, satelliti e spuma di mare, significa farsi un bel regalo. Che il mondo si fermi ad ammirare Lucio Corsi. E che inizi da questi cinque quadri.
Astronave giradisco
Un viaggio intergalattico di bowieana memoria attraverso i mondi che spariscono e gli alieni in fila negli Autogrill. Piano, voce e batteria preparano al lancio, qualche violino aziona il motore. Stacco di batteria ed è partita, l’astronave. La vedi che fa retromarcia nelle galassie lontane, insieme al Maggiore Tom, in mezzo alle armonizzazioni che fanno dondolare. Alla fine le senti davvero, le space vibrations.
Altalena boy
Delicata, dolcissima storia dell’unico ragazzo al mondo ad essere sparito dopo aver fatto il giro della morte in altalena. La storia di chi è libero, di chi fa quella cosa a cui nessuno crede davvero, ma che riesce, alla fine. E non importa dove sia adesso, l’altalena boy, se tra le cime degli alberi o nei campi fuori Roma; perché lui ce l’ha fatta. Una favola in tre quarti che rievoca la poesia di De Gregori, senza alcuna volontà di emulazione.
La lepre
Un notturno essenziale, semplice e ricco di deliziosi particolari, allo stesso tempo. Un cielo stellato in miniatura popolato da astronauti preoccupati, animali, una lepre conquistatrice che approda sul territorio lunare prima di tutti gli altri. Del Bestiario musicale la lepre è la parte più intima, quella che ci sussurra verità esoteriche e meravigliose, quella che non dovremmo temere, ma ascoltare con attenzione.
La ragazza trasparente
La storia di una ragazza qualsiasi e di una soltanto, allo stesso tempo. Che non possiamo vedere, che vive soltanto nel ricordo o nel sogno di chi ha deciso di raccontarla. Una poesia delicata accompagnata da un piano ruvido e pochi altri sprazzi di violini e flauti. Tutto è giocato sulle immagini che vorticano, non stanno mai ferme, volano, spariscono e tornano indietro, come quelle onde del mare sempre presenti nella poetica di Corsi.
Freccia Bianca
Il fischio del treno è il riff che apre uno dei quadri in movimento più riusciti dell’album “Cosa faremo da grandi?”. La canzone scorre e macina minuti dal finestrino in un Freccia Bianca nel Nord Italia. E si vede terribilmente nitido tutto quello che canta Lucio Corsi: si vede la pianura, le gallerie che inghiottono nel buio, la Liguria, fino a Milano, la solitudine di chi è lontano da casa e si ritrova in un abisso di noia e isolamento che non ti lascia scampo. E anche le bianche punte delle Alpi sembrano coltelli pronti a farti del male.
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